Microfoni di misura: cosa sono e come utilizzarli

Affrontiamo oggi un argomento particolare, parliamo infatti di microfoni di misura. Spesso in rete e tra gli addetti ai lavori si sentono frasi del tipo “se vuoi ottimizzare il tuo punto di ascolto non puoi fare a meno di un microfono di misura” oppure “le risonanze della tua stanza le puoi identificare solo con un microfono di misura”.

Cosa significa “ottimizzare il punto di ascolto”?

Come già spiegato nell’articolo Trattamento acustico – Come “suona” la mia stanza? la caratteristica fondamentale da ricercare in ogni studio è la linearità del punto di ascolto (cioè il punto in cui si posizionano le orecchie del fonico – n.d.r.). Sebbene per situazioni di bedroom studio o piccoli home studio sia accettabile avere un ascolto “di massima”, quando parliamo di studi più importanti è importantissimo che il punto di ascolto sia il più lineare possibile. Questo significa che la risposta in frequenza di tale punto tende ad essere relativamente piatta, e di conseguenza non enfatizza in maniera particolare nessuna frequenza.

Cos’è un microfono di misura?

I microfono di misura sono una categoria particolare e sono appositamente studiati per questo scopo. In genere tali microfoni sono microfoni a condensatore, necessitano quindi di un’alimentazione phantom aggiuntiva (+48V), hanno una capsula con diagramma polare omnidirezionale (cioè ricevono indistintamente segnale da qualsiasi direzione) e una risposta in frequenza piatta. Riporto un paio di diagrammi per comprendere meglio:

Risposta in frequenza e diagramma polare del Behringer ECM 8000

Perchè devo utilizzare un microfono di misura? Non va bene un microfono qualsiasi?

Come si vede dall’immagine il microfono è sensibile a tutti i suoni che lo circondano (il diagramma polare va infatti inteso come una sfera completa intorno alla capsula) e la risposta in frequenza è relativamente trasparente lungo tutto lo spettro.

Da qui capiamo perchè non possiamo utilizzare un microfono qualsiasi per fare le nostre misurazioni. Tutti i microfoni hanno un cosiddetto “carattere”, che ce li fa amare o odiare. Tale carattere è dovuto principalmente alla loro risposta in frequenza. Alcuni microfoni sono più colorati sulle alte frequenze, altri sulle basse, di conseguenza non sono adatti al nostro scopo in quanto ci fornirebbero un risultato falsato facendoci prendere decisioni errate per la correzione del nostro punto di ascolto.

La scelta di un microfono di misura piuttosto che un altro varia in base alle esigenze di ognuno e al budget a disposizione. Per tutti coloro che non hanno pretese di costruire uno studio professionale un microfono economico è più che sufficiente (l’ECM 8000 citato in precedenza è un ottimo punto di partenza). Per coloro che invece intendono approcciare la questione in maniera più professionale il mercato offre prodotti costruiti con materiali di qualità elevata che saranno in grado di fornire misurazioni più accurate.

Una delle differenze sostanziali tra la fascia economica e quella professionale è che in genere i secondi vengono venduti in abbinamento ad un file di calibrazione. Tale file inserito all’interno del programma di analisi andrà a correggere le eventuali piccole imperfezioni del microfono.

Quando si effettua questo tipo di acquisto bisogna tener conto che sebbene stiamo acquistando un microfono questo potrà essere utilizzato esclusivamente per analisi, ovviamente nessuno vi vieta di utilizzarlo come un comune microfono ma i risultati che si potranno tirare fuori saranno piuttosto “anonimi.”

Come utilizzare un microfono di misura per analizzare la mia stanza?

Il criterio che sta alla base dell’analisi spettrale di un ambiente (cioè l’analisi della risposta in frequenza – n.d.r.) è il confronto tra un segnale di riferimento e la registrazione di tale segnale riprodotto e catturato attraverso il microfono.

Vediamo in pratica di cosa abbiamo bisogno:

  • Un microfono di misura con il relativo supporto antirumore e un’asta su cui posizionarlo
  • Un diffusore acustico, preferibilmente un monitor da studio (in quanto anch’esso dotato di risposta in frequenza piatta)
  • Una scheda audio
  • Un computer
  • Software di analisi (con generatore di rumore bianco o rosa)
  • Cavi di collegamento

L’idea è la seguente: colleghiamo il nostro microfono in un ingresso della scheda audio e il diffusore acustico in una delle uscite. A questo punto posizioniamo il microfono nel punto che vogliamo analizzare e avviamo il software di analisi. Il programma riprodurrà il segnale da analizzare e al tempo stesso riceverà la versione ricevuta dal microfono evidenziando le differenze.

Nel prossimo articolo vedremo un esempio di setup per effettuare l’analisi utilizzando il software REW